ARCA e l’evoluzione della Cardiologia Ambulatoriale

Giovanni Zito

Cardiologia ambulatoriale 2015;3:151-152

ARCA, dopo la veloce quanto incredibile crescita avuta nei 23 anni della propria storia, inizia a vivere una nuova avventura che, a mio sommesso parere, porterà l’Associazione verso ulteriori importanti traguardi.

I buoni risultati ottenuti fino a oggi non si sono verificati per caso, ma sono stati frutto di tanti piccoli punti di partenza, pazientemente sommati, che hanno portato alla concretizzazione della più importante società scientifica di Cardiologia Ambulatoriale, in Italia e in Europa.

Ho avuto l’onore di essere uno dei dodici socifondatori e, in quanto tale, ho vissuto tutte le fasi dicrescita di ARCA.  Quant’acqua è passata sotto i ponti. Oggi sento di poter affermare che ARCA ha ali più grandi del nido!

La netta sensazione che avverto è di una continuità evolutiva. Una società scientifica che continua imperterrita la propria crescita non travolgendo tutto ciò che incontra ma, al contrario, molto attenta a recepire quanto di innovativo intercetta, anche assumendosi il rischio di trovarsi, strada facendo, differente da comeera in partenza.

Ovviamente senza modificare minimamentei propri valori! Solo al passo con i tempi. Quindi migliore.

Procediamo con ordine. ARCA è stata, in assoluto, la prima società scientifica a rappresentare in modo esclusivo la Cardiologia Ambulatoriale. A difesa di ciò, illo tempore, a livello statutario furono poste importanti limitazioni all’accesso di nuovi soci, in particolare nei criteri discelta dei Dirigenti regionali e nazionali. L’obiettivo era di dimostrare al mondo cardiologico italiano che i Cardiologi Ambulatoriali esistevano e che la Cardiologia Ambulatoriale non era l’inutile fanalino di coda, così come ritenuto da ampia parte della cardiologia negli anni Ottanta, fortemente ripartita tra mondo universitario e ospedaliero con modalità molto conflittuale. Al contrario, era una parte fondamentale nella gestione del paziente cardiopatico in prevenzione primaria e nel post-acuto.

Una delle cose che più ci rende fieri del lavoro sin qui portato avanti è che, indiscutibilmente, ARCA in questi anni è riuscita a “sdoganare” il Cardiologo Ambulatoriale dall’emarginazione in cui per anni era stato costretto. Ricordate quale era il ruolo che avevamo venti anni fa? Oggi la realtà è decisamente diversa e le competenze della cardiologia ambulatoriale sono riuscite ad affermarsi in modo fortemente gratificante, senza assolutamente invadere il “campo” dei colleghi ospedalieri e universitari, il cui lavoro fortemente stimiamo. È di grande rilievo che oggi la stessa stima è ricambiata nei nostri confronti, ad eccezione – forse – di qualche isolata sacca di resistenza che ha a cuore più la gestione del potere acquisito piuttosto che un vero e fattivo rapporto di collaborazione per migliorare la qualità dell’assistenza al malato.

ARCA ha sempre avuto grande attenzione ai cambiamenti che si sono verificati nel complesso mondo della cardiologia e, quindi, ancora una volta non ci siamo fatti sfuggire l’occasione di una nuova visione del mondo cardiologico, che è oggi la realtà con la quale confrontarsi.

Da tempo viene riproposta alla comunità cardiologicala necessità di un’integrazione fra ospedale e territorio per la gestione delle malattie cardiovascolarie della cardiopatia ischemica, in particolare. Chi non ha proposto o assistito a eventi cardiologici incentrati su questo tema? In realtà noi siamo convinti che se una contrapposizione deve essere superata non è quella tra ospedale e territorio o tra ospedale e ambulatorio cardiologico: la reale “contrapposizione” da superare è fra regime di ricovero (Unità di terapia intensiva cardiologica, corsia di degenza) e ambulatori dove vengono gestite le cardiopatie. Gli ambulatori cardiologici operano, infatti, con gli stessi strumenti e con le stesse finalità sia in ospedale sia sul territorio.

Non a caso ARCA, come già detto, è l’associazione dei Cardiologi Ambulatoriali e non dei Cardiologi extraospedalieri o del territorio. L’ambulatorio cardiologico è, innanzitutto, uno spazio culturale (non uno spazio fisico), dove si opera prevenzione primaria e secondaria, dove si gestisce la fase post-acuta delle cardiopatie e dove si realizza il followup a lungo termine delle malattie cardiovascolari. È questa l’integrazione vera da realizzare in tema di cardiopatia ischemica e non solo. Un’integrazione fra la gestione di un momento molto limitato della malattia (fase di acuzie) e la gestione della sua complessiva storia naturale, molto più lunga e articolata, in cui il Cardiologo Ambulatoriale ha compiti di primaria responsabilità. Noi abbiamo preso atto che tante cose sono cambiate, fuori e dentro di noi, e ne abbiamo fatto tesoro.

Abbiamo quindi da tempo avviato un’ampia discussione, con gli amici di sempre e con l’entusiasmo di sempre, sulle cose da fare per far crescere ulteriormente ARCA nel prossimo futuro. I tantissimi nuovi dirigentie soci che, in questi anni, si sono aggregati alla nostra grande famiglia sono in perfetta sintonia e armonia con i “più anziani” e questo ha agevolato, non poco, la grande mole di lavoro che abbiamo svolto e quello che ancora ci sarà da svolgere. I nuovi arrivati hanno portato all’interno della nostra società scientifica anche le loro diverse interpretazioni delle cose fatte e da fare, suscitando, a volte, anche animati dibattiti. Un nostro punto fermo è sempre stato: un buon dirigente deve avere i piedi ben saldi nel presente, ma lo sguardo proiettato nel futuro! Quindi, questa nuova energia non è stata assolutamente ignorata da ARCA, anzi… A partire da queste convinzioni e dopo averne lungamente discusso, nell’Assemblea Nazionale del 9 maggio abbiamo apportato alcuni cambiamenti strutturali al nostro Statuto, cambiamenti che aprono le porte alla nuova realtà della Cardiologia Ambulatoriale e che disegnano per ARCA un futuro al passo con l’evoluzione del mondo cardiologico.